Qual’è la città con il maggior numero di strutture ricettive? Federalberghi fa il punto sullo sviluppo turistico della Sardegna e i dati che ne derivano sono importanti: La Sardegna presenta un media di presenza di imprese di tipo turistico pari a 3,1 ogni 100 abitanti. Il numero sterile non dirà nulla se non rapportato a quella che è la media del meridione e dell’intera penisola. Rispettivamente, i dati di confronto dicono che nel meridione d’Italia la presenza di imprese turistiche è di 2,47 ogni 100 abitanti mentre la media nazionale è di 2,89. In tutta la Sardegna si contano 5090 imprese turistiche che danno lavoro ad oltre 27.600 persone, di cui 51,3% femmine e 48,7% maschi. I lavoratori del turismo in Sardegna sono giovani, il 32,6% di età tra i 20 e i 30 anni, il 26,3% tra 30 e 40 anni. Le percentuali calano negli altri campi d’età, diventando del 19,2% tra 40 e 50 anni e scendendo ancora all’8,9% degli ultra 50enni. Anche guardando tra i più giovani occupati la percentuale è bassa, solo il 13% ha meno di 20 anni.
La maggior parte degli occupati nel settore turistico ha un contratto a full time, il 56.7% mentre il 39,1% ha un contratto a Part Time, la restante percentuale si riferisce ad altre forme di part time. Il 60,6% delle persone del turismo sono occupate presso pubblici esercizi e il 33,1 è occupato presso servizi ricettivi. Se dunque è vero che il turismo è forte nella Regione, esistono spazi per svilupparlo ulteriormente, anche considerando che secondo studi della Comell University, ogni incremento di 22 posti letto porterebbe all’assunzione di un’unità lavorativa.
E’ evidente, di conseguenza, l’effetto positivo che l’incremento del turismo può avere anche come ricaduta positiva sull’occupazione e sull’aumento della ricchezza della Regione, attraverso i benefici tipici dell’incremento occupazionale e sull’aumento di valore dell’economia complessiva. Si può dire che nei mesi estivi l’offerta turistica tende alla saturazione ma la stagionalità è un grosso limite che si dovrebbe cercare di superare.
Pensiamo all’offerta ricettiva che resta al palo nei mesi invernali, un vero spreco di risorse che potrebbe essere utilizzato attraverso la proposta di iniziative di vario genere, magari non balneari a dicembre, che potrebbero essere messe in piedi, anche con accordi tariffari speciali concordati con i vettori aerei che a loro volta sarebbero avvantaggiati dalle iniziative e incentivati a mantenere operatività sugli scali sardi tutto l’anno. Far diventare la Sardegna punto di riferimento di iniziative scientifiche e culturali nei mesi invernali è un’ipotesi da studiare e tenere in grande considerazione. .